La finestra su un raggio di sole

Quest’estate, in vacanza nel mio Salento, così quasi per gioco, mi sono lasciato incuriosire dalle porte e dalle finestre delle sobrie dimore salentine. Così ne ho fotografate un centinaio e molte di queste immagini le ho postate sui miei profili social. Porte di un tempo passato, porte di dimore oramai disabitate, ma tutte molto misurate e belle. Tra tutte c’è una finestra.

Una finestra particolare, che è questa. Si trova a Minervino di Lecce (il paese dove sono nato e dove ho vissuto sino ai diciotto anni) alla fine di una stretta via che porta il nome di un monte che rievoca sanguinose battaglie, ma anche un certo superalcolico (ecco, ho detto anche l’indirizzo!).

Ogni mattina, verso la fine degli anni Sessanta, un adolescente usciva da casa per recarsi a scuola, percorrendo un breve tratto di strada dove abitava. Appena cento metri e si immetteva in quella via. Appena svoltato l’angolo, subito di fronte, in fondo alla via si stagliava un palazzetto stile liberty, con un piccolo balcone.

Puntuale, ogni mattina, affacciata a quel balcone, si faceva trovare una ragazza, di qualche anno più piccola di lui o forse sua coetanea, dal volto delicato, angelico, con i capelli lisci e neri che scendevano lungo il decolté. Di lei riusciva a vedere solo il volto ed il busto, ma quella immagine se l’aspettava tutte le mattine. Usciva da casa per vederla e lei puntuale non mancava. Non si sono mai parlati, non hanno mai conosciuto i loro nomi e lui non seppe mai chi fosse, né da dove venisse. Qualcuno gli disse che veniva da un paese vicino, per andare a scuola nel suo paese e che quella era la casa dei suoi zii. Nell’attesa che giungesse l’ora della scuola, aspettava sul balcone colpita da un raggio di sole che veniva da est. Non ha mai saputo se appoggiata a quella ringhiera aspettasse lui. Sono passati molti anni e, finito il tempo della scuola, non l’ha mai più rivista. Quel balcone è rimasto vuoto, ma i suoi occhi sono rimasti pieni di quel volto colpito da un raggio di sole.

Ora quando torna al suo paese, con un po’ di nostalgia di quell’adolescente che ogni mattina metteva il maglioncino buono, per apparire migliore, si ferma un attimo sotto a quella finestra a ricordare un amore che non fu niente di più che un’adorazione immaginaria e che non sa neanche se fosse ricambiata.